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Innanzitutto una precisazione: le resine chimiche possono essere essenzialmente poliestere, vinilestere ed epossidiche. Le resine vinilestere hanno una resistenza termica e meccanica superiore alle resine poliestere. Queste ultime, con l'accortezza di non applicarle su calcestruzzo umido, godono di un ottimo rapporto qualità-prezzo e quindi sono ideali per il fai dai te e lavorazioni di carpenteria leggera. Mentre nella carpenteria pesante si ricorre in genere all'uso delle resine vinilestere. Più resistenti rispetto a queste due resine sono quelle epossidiche, che sono utilizzate in svariati campi, dalla pavimentazione decorativa alla nautica, dalla farmaceutica al settore aerospaziale. Come si applicano le resine quando si procede all'ancoraggio chimico? Sono sufficienti una cartuccia di resina bicomponente e una pistola per silicone munita di beccuccio miscelatore.
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Immaginiamo di dover sospendere a una superficie in mattoni forati una mensola che sopporti un grande peso. Se temiamo che l'ancoraggio tradizionale non sia sufficiente dobbiamo ricorrere alle resine chimiche. Pratichiamo dei fori, dopo avere preso le misure dei perni da collocare nel muro. Per consentire che la resina faccia presa, i fori dovranno essere leggermente più grandi rispetto alla dimensione del perno. Assicuriamoci che il buco sia perfettamente pulito e pronto ad accogliere la resina. Inseriamo la bussola a rete. Orbene, infiliamo dei guanti protettivi onde evitare le reazioni esotermiche che possono essere causate da un certo tipo di resine chimiche. Prepariamo la nostra pistola introducendo la cartuccia di resina e iniettiamo nel foro i due componenti perfettamente misceltati. Eventualmente, scartiamo della resina (circa 10 cm) finché non presenta un colore uniforme. Il lavoro dev'essere particolarmente rapido e preciso. Una volta infilato il perno, rimuoviamo con una spatola l'eventuale resina debordata dall'apertura. La resina solidifica in un paio di minuti.
Ipotizziamo di dover procedere all'ancoraggio chimico su una struttura di calcestruzzo. Effettuiamo il foro del diametro e della profondità adeguati servendoci di un sistema a rotopercussione. Eliminiamo la polvere e i detriti dal foro servendoci di pompetta ad aria e soffietto: è un lavoro che potremmo fare con buoni risultati alternando due spazzolate a due soffiate oppure alternando quattro soffiate e quattro spazzolate. Applichiamo il beccuccio miscelatore alla cartuccia bicomponente e procediamo all'erogazione. Assicuriamoci che la resina uscita abbia un colore uniforme e cioè che i due componenti siano perfettamente miscelati, ragion per cui dovremmo eliminare il prodotto erogato che non appare debitamente miscelato. Iniettiamo la resina partendo dal fondo del foro fino a coprire circa due terzi del suo volume. Applichiamo immediatamente la barra a mano, infine possiamo collocare l'elemento da fissare e serrare con una chiave dinamometrica.
Il processo di indurimento della resina può subire un rallentamento in particolari condizioni strutturali, per esempio quando abbiamo a che fare con supporti compatti (mattoni o calcestruzzo) semplicemente intrisi d'acqua o che abbiano un alto tasso di umidità. In casi come questi è bene ricorrere alle resine epossidiche o vinilestere. A ogni buon conto atteniamoci all'indicazione che il tempo di rassodamento della resina sarà più lungo di almeno 1,5 volte rispetto a quanto avviene se la iniettiamo in un foro perfettamente asciutto. L'indicazione ovvia è di leggere attentamente la scheda del prodotto specifico, i tempi potrebbero variare (anche se di poco) a seconda dell'azienda produttrice della resina in oggetto. Per esempio, in base a tali indicazioni potremmo dover ridurre il carico per ragioni di sicurezza.
È buona pratica proteggere gli occhi e la pelle dal contatto delle resine degli ancoranti chimici, che sono preparati irritanti. Per questo motivo è bene leggere quanto riportato dalla scheda di sicurezza o sull'etichetta. In particolare la scheda di sicurezza suggerisce la tipologia di barra e la tipologia di tassello (a rete, a calza) da utilizzare, oltre che la categoria di fissaggio indicata per il prodotto in questione (serramenti e infissi oppure opere di carpenteria metallica leggera, opere di falegnameria, lavori di bricolage, impiantistica leggera). L'ancoraggio chimico è una tecnica che risponde alle normative UE, che regolamentano l'attestazione dell'idoneità all'uso dei sistemi di fissaggio. Questi ultimi, valutati secondo tali norme, possono ottenere l'attestazione di conformità e la marcatura CE.
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