Affascinati dai vantaggi delle caraffe filtranti, gli italiani ne hanno adottato l'uso in poco tempo, rendendolo un oggetto familiare e quasi immancabile. In pochi però immaginavano un'eventuale pericolosità di questo sistema di filtraggio. Mineralaque, la federazione di produttori di acque minerali italiane, ha messo in dubbio la sua sicurezza per la prima volta nel 2013 incaricando i Nas dei controlli, con l'accusa di commercio di sostanze nocive per la salute pubblica e frode in commercio. A questa denuncia i tre produttori citati in giudizio hanno risposto producendo come prova i certificati di garanzia Tuv e Tifq ed etichettando ogni accusa come un basso tentativo di sabotaggio. Ma il danno è fatto e i consumatori ancora oggi sono dubbiosi: esistono davvero caraffe filtranti pericolose?
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Il processo è ancora in corso, ma gli studi sono stati resi pubblici. La psicosi delle caraffe filtranti pericolose non accenna a calmarsi, nonostante i risultati delle ricerche siano almeno in parte tranquillizzanti. I principali problemi della caraffa filtrante riguarderebbero l'igiene, infatti la caraffa non può essere lavata ad alte temperature, mentre l'igienizzazione completa avviene a 74°C. Questo la rende un ricettacolo di batteri. Anche la qualità organolettica dell'acqua filtrata è risultata impoverita: calcio, magnesio e altri sali necessari all'organismo vengono trattenuti dal filtro, che rilascia invece sodio, iodio e potassio, rendendo l'acqua filtrata inadatta per persone ipertese, diabetiche e cardiopatiche. Niente additivi chimici dunque, ma una qualità decisamente peggiorata.
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