Roncola

La lunga storia e le antiche origini della roncola

Grazie ad alcuni reperti storici conservati nel Museo Archeologico di Firenze, siamo in grado di risalire alle origini di questo antico strumento. Esso risale all'Età del Bronzo e veniva usato dagli Etruschi. Lo testimoniano delle statuette bronzee ritrovate ad Albenga e risalenti al III secolo a.C., nonché alcune incisioni rupestri scoperte in tempi recenti sulle Alpi Apuane. Pare che la roncola, a quei tempi, fosse associata al dio etrusco Selvans, protettore della natura e dei riti agresti. Etimologicamente il termine "roncola" deriva dal latino "runcare" ossia potare, disboscare, estirpare, operazioni che si svolgevano e si svolgono tutt'oggi per preparare il terreno alla coltivazione. Esistono alcune varianti della roncola, a seconda dei luoghi in cui ci si trova: nelle valli Valdesi la roncola è nota come beidana, in toscana come pennato, nelle Alpi Retiche e Carniche è chiamata marassa, rampela, rangon e fulciot.
Una moderna roncola con manico ergonomico

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Tipologie, caratteristiche e usi principali della roncola

La roncola, uno strumento dalla lunga storia Esistono tante roncole quanti sono i nomi che si usano per designarla. Il modello più comune è quello caratterizzato da un'impugnatura di legno cui è fissata una larga lama uncinata in ferro o in acciaio. Un altro tipo molto diffuso è quello che presenta un'appendice sul dorso della lama. Si tratta della "penna", ossia una seconda lama di forma quadrangolare, particolarmente indicata per spaccare tronchi di piccole dimensioni. L'attrezzo che presenta questa particolarità è detto pennato ed è tipico della toscana. La roncola a serramanico, invece, è così denominata poiché costituita da una lama pieghevole che può essere serrata all'interno dell'impugnatura. Ultimamente sono entrate in voga tipologie portatili da attaccare alla cintura dei pantaloni. Si tratta di oggetti ergonomici, di piccole dimensioni (non più di 30 cm), spesso corredati da un fodero e con il manico rivestito da strisce di cuoio.

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Cos'è, a cosa serve e come si utilizza la roncola

La roncola vi aiuterà a tenere in ordine l'orto e il giardino La roncola, nella sua forma più comune, è un attrezzo agricolo manuale a metà strada tra una falce e un'accetta. Viene utilizzata da boscaioli, pastori, orticoltori e contadini per potare rami e canne, sfrondare alberi, falciare l'erba alta, decorticare tronchi, tagliare pannocchie, fare innesti e, nel caso del pennato, spaccare la legna. Le roncole più grandi, la cui impugnatura può raggiungere la lunghezza di oltre un metro, servono per lo più a recidere rami di alberi alti, difficilmente raggiungibili da terra. Vanno impugnate con entrambe le mani e dirette verso l'oggetto da rimuovere attraverso colpi secchi e decisi. Gli altri tipi di roncola, più leggeri e maneggevoli, si impugnano solitamente con una sola mano. Per evitare la comparsa di eventuali ferite o vesciche sulle mani è consigliabile indossare guanti da lavoro durante l'utilizzo dell'attrezzo, anche se le roncole più nuove hanno solitamente un'impugnatura comoda di plastica o di altri polimeri ergonomici.


Roncola: Consigli utili sull'acquisto e la manutenzione

Lama affilata Una roncola di media grandezza (30-45 cm), con il manico in legno, costa in media dai 15 a 30 euro. Tuttavia il prezzo può variare di molto a seconda della marca, dei materiali con cui è stata realizzata e delle prestazioni che è in grado offrire. Coloro che devono utilizzarla per semplici operazioni di giardinaggio possono optare per una roncola piccola e maneggevole, reperibile in qualunque negozio di bricolage o di ferramenta. Potete prendere in considerazione anche l'idea di comprare una roncola usata. In questo modo risparmierete notevolmente anche sull'acquisto di attrezzi realizzati con materiali pregiati o fatti a mano. Per quanto concerne la manutenzione della roncola, bisogna focalizzare l'attenzione in primo luogo sulla lama che deve essere sempre tagliente. Sarà quindi opportuno affilarla almeno una o due volte l'anno. In caso di ruggine, la lama andrà invece pulita con succo di limone, aceto o bicarbonato di sodio.



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