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Quando si coltivano le orchidee in casa la causa più comune di insuccesso è l'eccessiva irrigazione. Infatti, a differenza di quanto si pensa, la maggior parte delle orchidee in vaso vanno irrigate moderatamente durante il periodo vegetativo; spesso, tuttavia, è meglio lasciar asciugare quasi completamente il terriccio tra un apporto d’acqua e l'altro. Ciò vale in particolare nel caso in cui si utilizzi uno dei terricci raccomandati per le orchidee: in questo caso basta innaffiare la pianta solo una volta alla settimana. Apporti d’acqua più frequenti possono essere richiesti per le orchidee epifite, coltivate su pezzi di fibra di osmunda o su tutori di fibra. Comunque bisogna attendere che la base si secchi del tutto. Per irrigare un’orchidea epifita in un paniere appeso o su un fusto si consiglia di immergere la base della pianta insieme al supporto o al contenitore in un secchio per qualche minuto. Lo stesso accorgimento si può impiegare per le piante coltivate in vaso.
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Le orchidee in casa possono essere epifite oppure coltivate in vaso: in quest’ultimo caso necessitano di un terriccio molto poroso che faccia passare l'acqua. Le specie terrestri richiedono una miscela formata in parti uguali da sabbia grossolana o perlite, terra grassa fibrosa, terriccio di foglie oppure torba e muschio di sfagno a pezzi. Invece le orchidee epifite hanno bisogno di un terriccio composto da una parte di sfagno e da due parti di fibra di osmunda oppure di corteccia tritata finemente. Volendo è possibile aggiungere alla miscela un pizzico di farina d’ossa che fornisce sostanze nutritive a lunga durata. Benché le orchidee coltivate in condizioni giuste non necessitano di essere concimate, spesso si somministra un fertilizzante liquido per orchidee ogni 3-4 irrigazioni. Tuttavia bisogna tenere a mente che una concimazione eccessiva porta le orchidee a produrre germogli teneri e lussureggianti a spese dei fiori.
Le orchidee in casa si dividono in terrestri, coltivate in vaso, e in epifite, che richiedono invece speciali contenitori di terracotta perforata, assicelle di legno o cesti di fil di ferro. inoltre questi esemplari possono anche essere fissati a sezioni di rami d'albero, a pezzi di corteccia, a un fusto di felce oppure a della fibra di osmunda. Per aumentare il drenaggio si consiglia di riempire i vasi per metà di cocci e di foderare i cesti con un sottile strato di sfagno: in questo modo il terriccio non fuoriesce dalle aperture. In genere è sufficiente rinvasare la maggior parte delle orchidee una volta ogni due anni, quando in primavera spunta un nuovo germoglio radicale. Le piante epifite sistemate su tutori (rami di felci, blocchi di legno o di fibra di osmunda) non mettono radici nel terriccio: per attecchire la base delle piante va messa in ammollo in acqua e lasciata sgocciolare per mezz'ora prima di essere fissata al supporto. Sotto la base va posizionata una manciata di sfagno, quindi si stendono delicatamente le radici sulla superficie del tutore e le si fissa usando un filo di nylon oppure di rame.
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