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Sono altre le variabili che condizionano il valore patrimoniale dell'immobile, tra cui possiamo trovare l'anno di costruzione, il riscontro d'aria, la tipologia del riscaldamento e la presenza o meno di un ascensore. Una volta considerati questi parametri e stabilito un valore, nasce un algoritmo che viene calcolato sul valore di partenza e poi moltiplicato per i metri quadrati dell'immobile. Il risultato rappresenta il cosiddetto "valore patrimoniale" dell'edificio. Un'altra caratteristica importante che verrà apportata dalla riforma del catasto è quello rappresentata dalla "rendita catastale", che verrà espressa attraverso i valori locativi calcolati al metro quadrato per ogni anno. Si tratta di informazioni facilmente reperibili da un'istituzione denominata "Osservatorio sul mercato immobiliare dell'ex Territorio". Dalla rendita catastale verranno poi detratte le spese di amministrazione, adeguamenti ed assicurazioni.
All'interno della nuova riforma del Catasto è stata inoltre nuovamente inserita la normativa risalente all'ormai lontano 2006 e bloccata dai ricorsi a diversi Tar nel territorio italiano. Il timore principale era che i municipi avrebbero avuto troppo potere discrezionale per la base imponibile Imu, e che quindi ci sarebbe stato un aumento consistente delle rendite catastali. Una paura comunque smentita dagli eccellenti risultati di alcuni Comuni nel recupero della tassazione derivante dalla ristrutturazione di immobili, con il comitato adibito alla riforma del Catasto che ha accolto moltissime indicazioni fornite dall'Anci. Tra questi suggerimenti spicca il cosiddetto federalismo catastale, che ha l'obiettivo di concedere ai Comuni maggiore responsabilità nella determinazione delle rendite catastali.
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